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martedì 30 novembre 2010

ATTILA, L'UNNO



Ritratto di Attila in un antico medaglione.

Nell'immaginario collettivo contemporaneo Attila è ben presente: non si sa bene chi sia stato, ma lo si identifica certamente con un 'cattivo' della storia, anzi è visto come un simbolo di distruzione e di morte, il 'flagello di Dio', dietro il cui cavallo non cresceva più un filo d'erba.
Gli Unni, il suo popolo, furono descritti dagli antichi etnografi come esseri più bestiali che umani. Eppure, le moderne ricerche sottolineano la sua intensa attività diplomatica e i suoi sforzi per dare al suo popolo una forma statale progredita e per attuare una convivenza reciprocamente vantaggiosa con l'impero romano: egli ci appare sempre più come uno dei grandi capi barbarici del V secolo. Per quel che conosciamo, la vita di Attila è una biografia coinvolgente, ricca di aneddoti e di luoghi comuni da sfatare sullo sfondo di un impero romano già in crisi irreversibile, ma ancora capace non solo di sconfiggere gli Unni, anche di affascinarli con la forza d'attrazione della propria millenaria civiltà.

Il racconto dell'avventura umana, politica e militare di Attila si può ascoltare su
RadioDue.

Nella serie Decisives battles di History Channel la ricostruzione della battaglia dei Campi Catalaunici svoltasi nel giugno 451 d.C. (in inglese)


lunedì 15 novembre 2010

Venti imperatori

Il profilo di 20 imperatori romani, da Augusto a Giustiniano, passando per Tiberio, Caligola, Claudio, Nerone, Vespasiano, Tito, Traiano, Adriano, Marco Aurelio, Commodo, Caracalla, Massimino il Trace, Valeriano, Aureliano, Diocleziano, Costantino, Giuliano, Teodosio.
Raccontati in mezz'ora da uno storico d'eccezione come Andrea Giardina su
RadioDue.

martedì 9 novembre 2010

Adrianopoli. 9 agosto 378. Il giorno dei barbari





La battaglia di Adrianopoli, combattuta fra i Goti e l'imperatore Valente nel 378 dopo Cristo, segna una svolta cruciale nei rapporti fra l'impero romano e i barbari. Fino a quel momento, una politica dell'immigrazione saldamente gestita dal governo imperiale aveva consentito di accogliere pacificamente nell'impero un gran numero di barbari, e di impiegarli con successo per rivitalizzare l'economia.

E' in questo contesto che i Goti, un'intera popolazione di profughi in fuga da un paese in guerra, erano stati autorizzati a entrare nell'impero. Abusi e scandali nella gestione dell'accoglienza da parte di funzionari e politici corrotti finirono invece per provocare una rivolta dei rifugiati, poi degenerata in una vera e propria guerra.

L'inefficienza delle autorità romane nel risolvere la crisi, culminata con la sconfitta e la morte in battaglia dell'imperatore Valente, precipitò la fase più acuta e distruttiva delle invasioni barbariche che misero fine all'egemonia romana sull'Europa occidentale.

A quella battaglia decisiva ha dedicato uno scorrevole saggio Alessandro Barbero: "9 agosto 378. Il giorno dei barbari"

Dalle note di copertina del volume: "I Balcani, lembo estremo dell’impero romano d’Oriente. I Goti, popolazione in fuga da una terra devastata dalla guerra. Il Danubio, confine fragile e mal presidiato. Un impero corrotto, una sconfitta disastrosa, un racconto appassionante.
"Questo libro racconta di una battaglia che ha cambiato la storia del mondo ma non è famosa come Waterloo o Stalingrado: anzi, molti non l’hanno mai sentita nominare. Eppure secondo qualcuno segnò addirittura la fine dell’Antichità e l’inizio del Medioevo, perché mise in moto la catena di eventi che più di un secolo dopo avrebbe portato alla caduta dell’impero romano d’Occidente. Parleremo di Antichità e Medioevo, di Romani e barbari, di un mondo multietnico e di un impero in trasformazione e di molte altre cose ancora. Ma il cuore del nostro racconto sarà quel che accadde lì, ad Adrianopoli, nei Balcani, in un lungo pomeriggio d’estate."


Possiamo ascoltare il racconto di quella giornata proprio da Alessandro Barbero su Radio Due.

Costantino e il monogramma di Cristo




Secondo una tradizione che risale a Lattanzio (scrittore cristiano che fu precettore del figlio di Costantino) e soprattutto ad Eusebio di Cesarea (padre della Chiesa e scrittore di lingua greca), Costantino nell'imminenza dello scontro decisivo con Massenzio avrebbe visto nel cielo il segno della croce, accompagnata dalla scritta "In hoc signo vinces". A seguito di ciò e di un ulteriore sogno notturno, l'imperatore avrebbe fatto apporre il monogramma di Cristo (XP = iniziali della parola Cristo in greco) sul labaro imperiale e sugli scudi dei soldati.
Il racconto tradizionale ha lasciato adito a molte perplessità negli storici. Per approfondire il tema alcune voci su Wikipedia: In hoc signo vinces; Monogramma di Cristo

Accanto al Monogramma, presso i cristiani dei primi secoli erano diffusi anche altri simboli.

sabato 6 novembre 2010

COSTANTINO

Nella ricostruzione di History Channel l'opera dell'imperatore Costantino e il passaggio dall'Impero pagano all'Impero cristiano: la rivalità con Massenzio, la battaglia di ponte Milvio (28 ottobre 312), l'Editto di Milano (febbraio 313), lo scontro con Licinio, il concilio di Nicea.









venerdì 5 novembre 2010

Quintili Vare, legiones redde!



Monumento ad Arminio eretto nella città di Detmold


"Quintilio Varo, restituiscimi le legioni!". Così l'imperatore Augusto andava ripetendo ancora mesi dopo la disfatta di Teutoburgo, avvenuta nell'anno 9 d. C. ad opera dei Germani guidati da Arminio. Lo riferisce lo storico latino Svetonio, autore del De vita caesarum, raccolta delle biografie dei primi 12 imperatori, a cominciare da Cesare. Scrive infatti lo storico latino:

Adeo denique consternatum ferunt, ut per continuos menses barba capilloque summisso caput interdum foribu illideret, vociferans: Quintili Vare, legiones redde! Diemque cladis quot annis maestum habuerit a lugubrem.

(Dicono infine che [Augusto] si mostrasse così costernato da lasciarsi crescere per mesi la barba e i capelli e da sbattere di tanto in tanto la testa contro le porte gridando: "Quintilio Varo, restituiscimi le mie legioni!" Dicono anche che considerò l'anniversario di quella disfatta come un giorno di lutto e di tristezza)

La testimonianza di Svetonio conferma l'eccezionale eco che la disfatta di Teutoburgo ebbe nella Roma imperiale. Senza dubbio l'inaspettata strage di legioni romane determinò la rinuncia ad ogni prospettiva di espansione in territorio germanico e stabilì definitivamente il confine del dominio romano in coincidenza con il corso del fiume Reno. I popoli germanici pertanto restarono indipendenti; e qualche secolo dopo furono i protagonisti principali delle invasioni che a ondate successive travolsero l'Impero fino a determinarne la disgregazione.
Se non ci fosse stata la battaglia di Teutoburgo la storia di Roma e del suo impero sarebbe stata diversa?
E' un interrogativo che gli storici si sono posti spesso.

La ricostruzione della battaglia di Teutoburgo elaborata da History Channel.
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Su Wikipedia la cronaca dettagliata della disfatta di Teutoburgo, accompagnata dalle ipotesi sugli sviluppi storici in caso di esito diverso.

Altri articoli in rete su Teutoburgo in: storiain.net e in Imperium romanum.it

La località della battaglia di Teutoburgo, presso l'odierna città di Kalkriese, è oggi sede di un Museo e un sito archeologico.